






Palahockey di Torino
località
Torino
programma
stadio per hockey su ghiaccio
cliente
Agenzia Torino 2006
concorso
marzo – maggio 2002
progettazione
novembre 2002 – maggio 2003
costruzione
novembre 2003 – dicembre 2005
progetto
Arata Isozaki & Associates – Tokyo
capo progetto
Andrea Maffei
design team
Stefano Tozzi, Hidenari Arai, Hiroshi Yoshino, Takeshi Miura, Riccardo Ronchi, Yoshitoki Iijima, Norimitsu Sukeshima, Claudia Tinivella, Wataru Ishikawa, Shinobu Hashimoto, Marco Folke Testa, Yuzaburou Hori, Kazunori Yokotsuka
architetti associati
Archa – Torino: Pier Paolo Maggiora, Franco Gioja, Alessandro Giustetto, Francesco Campobasso, Marco Pacella, Marco Brizio, Lorella Verrua, Enrico Maggi, Sara Nebiolo, Cesare Griffa
strutture
Arup : Gabriele Del Mese, Maurizio Teora, Stephen Burrows, John Jo Hammill, Ambrogio Angotzi, Daniela Azzaro, Dario Parravicini, Berthold Keck, Luca Buzzoni, Alberto Rossi, Cyrus Toms, Matteo Codignola, Darren Paine
impianti
Arup : Tudor Salusbury, Mark Chown, Robert Senior, Pablo Checa, Pietro Guarisco, Rosario Arvonio, Gianfranco Autorino, Giorgio Buffoni, Ugo Piubello
impianti antincendio
Arup : David Graham, George Faller
acustica
Arup : Raj Patel, Pier Paolo Pilla, Richard Greer, Jim Smith, Pier Luigi Pecchenini
illuminotecnica
Arup : John Waite, Florence Lam
radio
Arup : David Lakin
project management
Gian Mario Accamo
coordinamento sicurezza
Giuseppe Amaro
impresa
Vitali, Torno Internationale spa, Lorenzon Techmec System spa, Carlo Gavazzi Impianti spa, Edoardo Lossa spa
dimension
area
33.639 mq
area copertura
18.498 mq
area totale
42.952 mq
piani interrati
2
piani fuori terra
2
altezza media dei piani
3,75m
altezza totale edificio
20,3m
strutture
acciaio e cemento armato
finiture esterne
finiture in acciaio inox bugnato, vetro, cemento
finiture interne
cemento, alluminio, vetro, policarbonato
località
Torino
programma
stadio per hockey su ghiaccio
cliente
Agenzia Torino 2006
concorso
marzo – maggio 2002
progettazione
novembre 2002 – maggio 2003
costruzione
novembre 2003 – dicembre 2005
progetto
Arata Isozaki & Associates – Tokyo
capo progetto
Andrea Maffei
design team
Stefano Tozzi, Hidenari Arai, Hiroshi Yoshino, Takeshi Miura, Riccardo Ronchi, Yoshitoki Iijima, Norimitsu Sukeshima, Claudia Tinivella, Wataru Ishikawa, Shinobu Hashimoto, Marco Folke Testa, Yuzaburou Hori, Kazunori Yokotsuka
architetti associati
Archa – Torino: Pier Paolo Maggiora, Franco Gioja, Alessandro Giustetto, Francesco Campobasso, Marco Pacella, Marco Brizio, Lorella Verrua, Enrico Maggi, Sara Nebiolo, Cesare Griffa
strutture
Arup : Gabriele Del Mese, Maurizio Teora, Stephen Burrows, John Jo Hammill, Ambrogio Angotzi, Daniela Azzaro, Dario Parravicini, Berthold Keck, Luca Buzzoni, Alberto Rossi, Cyrus Toms, Matteo Codignola, Darren Paine
impianti
Arup : Tudor Salusbury, Mark Chown, Robert Senior, Pablo Checa, Pietro Guarisco, Rosario Arvonio, Gianfranco Autorino, Giorgio Buffoni, Ugo Piubello
impianti antincendio
Arup : David Graham, George Faller
acustica
Arup : Raj Patel, Pier Paolo Pilla, Richard Greer, Jim Smith, Pier Luigi Pecchenini
illuminotecnica
Arup : John Waite, Florence Lam
radio
Arup : David Lakin
project management
Gian Mario Accamo
coordinamento sicurezza
Giuseppe Amaro
impresa
Vitali, Torno Internationale spa, Lorenzon Techmec System spa, Carlo Gavazzi Impianti spa, Edoardo Lossa spa
dimension
area
33.639 mq
area copertura
18.498 mq
area totale
42.952 mq
piani interrati
2
piani fuori terra
2
altezza media dei piani
3,75m
altezza totale edificio
20,3m
strutture
acciaio e cemento armato
finiture esterne
finiture in acciaio inox bugnato, vetro, cemento
finiture interne
cemento, alluminio, vetro, policarbonato
nessun link al momento
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nessuna pubblicazione al momento
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L’intervento previsto dal concorso, svoltosi nel 2001, comprendeva lo Stadio Comunale e la Torre Maratona, il parco di Piazza d’Armi, davanti al palazzetto, e l’area ex-Combi che si trova dietro. Era inoltre previsto di interrare il corso che conduce all’impianto – corso Sebastopoli – per unire il parco e gli impianti sportivi in una nuova cittadella dello sport, come è avvenuto a Montjuic per le Olimpiadi di Barcellona del 1992.
In questo contesto, i volumi dello Stadio e della Torre erano di fatto elementi accentratori, mentre per il resto si trattava di semplice contorno. Nel nuovo progetto, abbiamo puntato a creare un sistema urbano che integrasse i volumi degli edifici con i vuoti urbani – le piazze e il parco – in un rapporto dinamico con il resto della città. Torino è caratterizzata da una griglia ortogonale e regolare di strade e piazze: nel masterplan del progetto abbiamo voluto riprendere questo linguaggio ortogonale e tradurlo nel volume rettangolare del palahockey e nel landscape design rettilineo e regolare del parco.
La Torre Maratona svolge il ruolo di accentratore, posta com’è di fronte al parco e al termine di un nastro d’acqua in cui si rispecchia. Il vecchio Stadio è un’opera di architettura molto interessante, con proporzioni azzardate, per contenere in un basso edificio grandi masse di pubblico. Il nuovo palahockey si relaziona allo Stadio, che prevedevamo di restaurare, reinterpretandone le proporzioni attraverso l’impiego di materiali moderni. Anche il parco di Piazza d’Armi è stato ridisegnato per sottolineare le relazioni fra i diversi impianti, mentre per quel che riguarda corso Sebastopoli, esso viene chiuso al traffico e trasformato in una grande piazza pedonale, tra il parco e gli impianti, per consentire la gestione dei grandi afflussi di pubblico e creare un luogo ufficiale e rappresentativo per l’evento olimpico.
Il palahockey è composto da un grande volume in acciaio inox di 183 per 100 metri, fluttuante su una base trasparente in vetro alta 5 metri. Le misure dei nuovi edifici sono sempre state relazionate alle proporzioni del vecchio Stadio Comunale, alto soltanto 15 metri. A questo scopo, la copertura principale del palahockey è stata arretrata per lasciare a vista un parallelepipedo rettangolare in acciaio inox, con la stessa altezza dell’affascinante ellisse in cemento del vecchio impianto. La relazione tra il rettangolo scintillante e il volume curvo opaco dello Stadio, con la Torre proprio nel mezzo, permette di creare interessanti tensioni e sfumature visive tra vecchio e nuovo. Se avessimo adottato una forma ellittica, spesso usata negli impianti sportivi, avremmo solo riecheggiato il vecchio stadio, mentre la scelta di una forma del tutto diversa ci ha permesso di enfatizzarlo, accentuandone il valore. D’altro canto, le facciate del palahockey contribuiscono al dialogo con pannelli in acciaio inox a bugnature ellittiche che riflettono il vecchio stadio. Per ridurre al massimo l’altezza dell’edificio, la pista di hockey è stata posizionata 7 metri e 50 sotto il livello dell’ingresso, mentre le tribune si sviluppano in parte interrate in parte fuori terra.
Il nuovo palahockey è stato pensato con grande attenzione all’uso post-olimpico, come per il Palau Saint Jordì a Barcellona, realizzato per le Olimpiadi del 1992, che oggi ospita concerti e grandi manifestazioni. A questo scopo è stato progettato un sistema di solaio mobile che si solleva dalla quota della pista (–7,50 metri) e chiude lo spazio interrato fino al livello zero, creando una sala di 130 per 61,4 metri, da utilizzare per atletica indoor, concerti rock e manifestazioni fino a 15000 spettatori. Le tribune inferiori sono telescopiche e si possono impacchettare lateralmente lasciando al solaio lo spazio per sollevarsi.
Nella città industriale di Torino è stata creata una vera e propria “fabbrica degli avvenimenti”, progettata nel dettaglio per usi futuri potenzialmente molto vasti, grazie ai solai e alle tribune mobili che permettono di modificare la distribuzione degli spazi interni in innumerevoli configurazioni.
L’intervento previsto dal concorso, svoltosi nel 2001, comprendeva lo Stadio Comunale e la Torre Maratona, il parco di Piazza d’Armi, davanti al palazzetto, e l’area ex-Combi che si trova dietro. Era inoltre previsto di interrare il corso che conduce all’impianto – corso Sebastopoli – per unire il parco e gli impianti sportivi in una nuova cittadella dello sport, come è avvenuto a Montjuic per le Olimpiadi di Barcellona del 1992.
In questo contesto, i volumi dello Stadio e della Torre erano di fatto elementi accentratori, mentre per il resto si trattava di semplice contorno. Nel nuovo progetto, abbiamo puntato a creare un sistema urbano che integrasse i volumi degli edifici con i vuoti urbani – le piazze e il parco – in un rapporto dinamico con il resto della città. Torino è caratterizzata da una griglia ortogonale e regolare di strade e piazze: nel masterplan del progetto abbiamo voluto riprendere questo linguaggio ortogonale e tradurlo nel volume rettangolare del palahockey e nel landscape design rettilineo e regolare del parco.
La Torre Maratona svolge il ruolo di accentratore, posta com’è di fronte al parco e al termine di un nastro d’acqua in cui si rispecchia. Il vecchio Stadio è un’opera di architettura molto interessante, con proporzioni azzardate, per contenere in un basso edificio grandi masse di pubblico. Il nuovo palahockey si relaziona allo Stadio, che prevedevamo di restaurare, reinterpretandone le proporzioni attraverso l’impiego di materiali moderni. Anche il parco di Piazza d’Armi è stato ridisegnato per sottolineare le relazioni fra i diversi impianti, mentre per quel che riguarda corso Sebastopoli, esso viene chiuso al traffico e trasformato in una grande piazza pedonale, tra il parco e gli impianti, per consentire la gestione dei grandi afflussi di pubblico e creare un luogo ufficiale e rappresentativo per l’evento olimpico.
Il palahockey è composto da un grande volume in acciaio inox di 183 per 100 metri, fluttuante su una base trasparente in vetro alta 5 metri. Le misure dei nuovi edifici sono sempre state relazionate alle proporzioni del vecchio Stadio Comunale, alto soltanto 15 metri. A questo scopo, la copertura principale del palahockey è stata arretrata per lasciare a vista un parallelepipedo rettangolare in acciaio inox, con la stessa altezza dell’affascinante ellisse in cemento del vecchio impianto. La relazione tra il rettangolo scintillante e il volume curvo opaco dello Stadio, con la Torre proprio nel mezzo, permette di creare interessanti tensioni e sfumature visive tra vecchio e nuovo. Se avessimo adottato una forma ellittica, spesso usata negli impianti sportivi, avremmo solo riecheggiato il vecchio stadio, mentre la scelta di una forma del tutto diversa ci ha permesso di enfatizzarlo, accentuandone il valore. D’altro canto, le facciate del palahockey contribuiscono al dialogo con pannelli in acciaio inox a bugnature ellittiche che riflettono il vecchio stadio. Per ridurre al massimo l’altezza dell’edificio, la pista di hockey è stata posizionata 7 metri e 50 sotto il livello dell’ingresso, mentre le tribune si sviluppano in parte interrate in parte fuori terra.
Il nuovo palahockey è stato pensato con grande attenzione all’uso post-olimpico, come per il Palau Saint Jordì a Barcellona, realizzato per le Olimpiadi del 1992, che oggi ospita concerti e grandi manifestazioni. A questo scopo è stato progettato un sistema di solaio mobile che si solleva dalla quota della pista (–7,50 metri) e chiude lo spazio interrato fino al livello zero, creando una sala di 130 per 61,4 metri, da utilizzare per atletica indoor, concerti rock e manifestazioni fino a 15000 spettatori. Le tribune inferiori sono telescopiche e si possono impacchettare lateralmente lasciando al solaio lo spazio per sollevarsi.
Nella città industriale di Torino è stata creata una vera e propria “fabbrica degli avvenimenti”, progettata nel dettaglio per usi futuri potenzialmente molto vasti, grazie ai solai e alle tribune mobili che permettono di modificare la distribuzione degli spazi interni in innumerevoli configurazioni.